ALIMENTAZIONE, MOBILITA’ E ABITARE…. AL TEMPO DEI BRIGANTI
E il pane nero di carusedda o peteniedda…. e piu’ spesso frese secche….
Ed i ciucci e i muli erano compagni fidati ed indispensabili . Allleati nel patimento e nella sopraffazione….
L’Associazione LO.S.A.P. in collaborazione con l’ospitalita’ rurale TEMPA DEL FICO nell’ambito del PERCORSO DEI BRIGANTI da Piaggine a Pruno di Laurino nei giorni 27 e 28 settembre 2014 organizza un fine settimana in cui si approfondira’ l’alimentazione, le modalita’ costruttive e la mobilita’ al tempo dei Briganti
PROGRAMMA :
Sabato 27 SETTEMBRE :
In mattinata laboratorio di riconoscimento ed uso delle erbe selvatiche in cucina ed in medicina naturale
Pranzo conviviale
In pomeriggio-sera : grani antichi e pane nero
frese ed acqua sala
impasto del criscito
sapori, suoni e canti briganti con Zi Giuanni De Vita presso il rifugio contemporaneo,fatto con balle di paglia, per ciucci liberi….
Domenica 28 SETTEMBRE :
Laboratorio di panificazione artistica ed artigianale con farine da grani antichi molite a pietra
pizze chiene,panbrigante e panelleprene….
Pranzo conviviale
I ciucci e la montagna : passeggiata lenta sulle tracce dei briganti in compagnia degli asini facilitatori e maestri di comunicazione sentieri della CIUCCIOPOLITANA
Nei due giorni saremo accompagnati alla Croce di Pruno dal Prof. Vincenzo Marra che ci parlera’ del brigante Tardio nei luoghi che lo videro protagonista.
Sara’ con noi anche il Dott. Dario Marino (custode delle memorie) della COOPERATIVA SOCIALE TERRA DI RESILIENZA che ci guidera’ nell’interpretazione del fenomeno brigantaggio in Cilento
Possibilita’ di pernottamento in loco
Per partecipare alle giornate è necessaria la prenotazione
PER INFO : ANGELO AVAGLIANO 3475934744
tempadelfico@gmail.com
Cosi’ l’informazione del tempo ,falsa ed atta ad infangare la resistenza dei contadini del sud, descriveva il comportamento alimentare dei briganti….
Il brigante, estratto fumante dal petto il fegato e la
milza dello sventurato, seduta stante, lo cucinò come fosse stato fegato di vitella, e se lo mangiò
tranquillamente in mezzo agli evviva dei compagni plaudenti!!.
Essi rappresentano, in queste parole, l’alterità interna – i
“primitivi interni”, per dirlo con altra espressione – irriducibile alle forme di umanità e di vita civile
della nazione.
Contro questi mostri non vi può essere altro mezzo che la forza……I nostri briganti non sdegnavano di tagliare ai prigionieri brani di carne, cospargerli di sale e pepe e dopo di averli rosolati leggermente sul fuoco, ancora stillanti sangue mangiarseli innanzi
alle stesse vittime col più gran gusto.
A noi invece piace pensare che i briganti sono parte di quel tempo ed in
quel tempo consumano la loro esistenza.
E risulta fuorviante l’immagine bugiarda di briganti goderecci e
gaudenti.
Un canto spontaneo, ora di protesta, ora di rabbia.ora
d’amore ed il pensiero volava alle donne che andavano
nei campi a raccogliere verdure selvatiche per preparare una
minestra da poveri ai loro uomini in montagna
Ed allora solo allora tornava la nostalgia della casa, della famiglia e di un amore a cui si era scelto di sacrificare tutto, persino la vita.
Non si puo’ fare a meno di pensare alle difficoltà della vita alla macchia,
alla difficoltà di accendere un fuoco possibile rivelatore
della presenza della banda in un luogo; pensare ad un frettoloso
pasto in piedi o in sella ad un ciuccio .
Pensare al rimpianto e alla
nostalgia per un piatto caldo davanti al fuoco della propria
abitazione e all’ansia di normalità che percorre come un
brivido quegli uomini abbrutiti dalla lotta mentre trangugiano un
boccone di pecora mal cotta e senza condimento.
Stride questo mondo con
l’immagine bugiarda di gozzoviglie pantagrueliche: favole,
queste ultime, che sconfinano nel grottesco se paragonate con
la realtà grama di chi, nei periodi di magra, mangia solamente
le radici commestibili che trova nei boschi, le ghiande, i funghi,
i frutti selvatici.
Indizi che ci indirizzano verso il mondo contadino
e ci aiutano a comprendere che, con le ovvie limitazioni della
vita alla macchia, l’alimentazione dei briganti era quella tipica
del povero mondo rurale che li esprimeva.
Informazioni più verosimili definiscono un regime alimentare
equivalente, come a noi oggi sembra ovvio, a quello delle comunità pastorali:
Sobri per loro natura, vivevano per molti giorni di seguito cibandosi di cipolle, erbe crude, latte,
formaggi e, quando potevano, di qualche pezzo di carne appena rosolato sul fuoco, o crudo alla
circostanza, asperso però di sale e “puparuoli amari” dei quali erano sempre provvisti.
Di tratto in tratto si permettevamo il lusso di qualche capretto, che scannato, scuoiato,
veniva infilzato in un lungo bastone – uso spiedo – arrostito e divorato con un appetito da lupi; le
piccole ossa venivano sgretolate come biscotti!!».