Attaca lu patrone addo vole lu ciucciu
è il ribaltamento del vecchio proverbio attacca o ciuccio addo vole lu patrone che in maniera simbolica aspira a rivalutare e dare nuova dignità alla cultura contadina da sempre assimilata, vissuta e autopercepita come subalterna alla cultura urbana (i contadini faticavano come i ciucci).

Questa è la filosofia che ha da sempre contraddistinto e orientato le azioni di reintegro della figura dei ciucci, gli asini, nel tessuto comunitario di Pruno di Laurino. Questo percorso progettuale ha mosso i primi passi ispirandosi alla lentezza e alla sicurezza dell’incidere del Ciuccio, vero maestro e ingegnere naturalista che per lunghi secoli ha tracciato i sentieri che hanno permesso gli intrecci dei rapporti umani sia simbolicamente che materialmente.

A partire dall’anno 2000 a più riprese sono stati liberati nella Valle di Pruno ciucci cilentani come provocazione artistico-concettuale e di sovvertimento socio economico. Gli asini da allora vivono liberi alle pendici dei monti e tornano alla Tempa del Fico quando hanno voglia.

Gli asini alla Tempa del Fico sono protagonisti dei percorsi escursionistici organizzati e delle attività di mediazione assistita a fini terapeutici, meglio comunemente cosciute come pratiche di Onoterapia. La Tempa del Fico è in connessione con altre asinerie italiane che si ispirano alla stessa Filosofia di pratiche Educative-Rieducative-Riabilitative, con l’ausilio dell’Asino dell’Accademia dei Saperi de-raglianti del Movimento Zoè.

In questo contesto nasce da un idea di Angelo Avagliano la Ciucciopolitana.

ciucciopolitana e futuro viaggiolento

CIUCCIOPOLITANA E’ ANCHE …..i nuovi luoghi.
Per una futura città del Parco

Via, carraru, sierru, iumu, varcu, ponti, puddu, pagliaru, vadduni, canali, voscu, surgenti, funtana ……. “ ogni cosa nu nomi, ogni nomi na cosa”. Quando si parla di luoghi, è necessario ri-conoscerli, sentirli vivi di esperienza e di vissuto: un luogo è tale per la sua “specificità” assegnatagli. Le parole che li indicano sono la connessione diretta con il “mondo” a cui i luoghi rimandano o appartengono. U canali a iumenta è solamente esperibile, può essere legato solo a un vissuto diretto o tutt’al più narrato, giacchè esso in quanto luogo non ha descrizione scritta, non ha significato semantico nella traduzione cartografica, esso appartiene al vissuto-narrato dell’oralità. Così i luoghi si fanno tali per l’interazione diretta che ci si intrattiene e dalla quale ne scaturisce l’immaginario e la fruizione. Segno e significato si fondono e si traducono in qualcosa di densamente simbolico che fanno di ogni luogo un “mondo” concreto, conosciuto, archiviato. A Varcu laru ‘ngè u vadduni, na chianta ri nuci, na preta a scivugliaturi, a casedda ri pinnacchiu, a posta ri cignalisti, ecc. Un archivio sempre in fase di aggiornamento, mai statico. La sua vita è metamorfosi sospesa tra oblio e presenza. Ma oggi i tanti luoghi che ci appartengono significano ancora qualcosa? Sono ancora dei luoghi? Sono presenza o oblio? Oppure aspettano di essere inventati, scoperti o ritrovati? Magari bisogna innovarli?
La ciucciopolitana si inserisce in questo discorso perché è innanzitutto una riappropriazione dei mondi semantici e concreti di luoghi comunque nostri e destinati all’abbandono o alla predazione. Questo per dire che non è in gioco di certo la linguistica delle parole ma il valore primo che ci lega alla nostra terra. Dalle aspettative economiche a quelle ambientali, culturali, sociali, il nostro territorio e quindi i suoi luoghi assumeranno insieme alle nostre capacità di viverli, il più importante ruolo nella determinazione del futuro. Partire e camminare attraverso le vie del mondo contadino-pastorale, attraverso le vie dei pellegrinaggi, significa scoprire, confermare, conoscere e ri-conoscere l’essenza dei luoghi, conservarne la memoria per ri-dargli un senso, per avere un necessario punto di inizio per le nostre azioni e per i nostri tempi. Partire dai luoghi e dal passato, accompagnarsi all’asino e alla sua dimensione, percorrere camminando, questo può essere il passo da compiere. Un passo che non è di certo un “girare”, una passione arcadica impantanata nell’amore per il tempo andato, nell’idea di una storia immobile. E’ l’esatto contrario! E’ dinamica e voglia di movimento, è voglia di conoscere e di conoscersi, è voglia di alterità consapevole per determinare insieme il futuro, è voglia di vivere e programmare a ritmi dell’uomo e per l’uomo, è voglia di scambiare percorsi, idee e esperienze. La ciucciopolitana è una straordinaria invenzione per connettere tempi, storie, persone e soprattutto “luoghi” in percorsi comuni. Un continuum di paesi, montagne, colline, fiumi, coste, che con le varie linee della ciucciopolitana, si faranno Città. Potremmo avere un giorno i “cittadini” del Parco?
I luoghi prima di tutto. La città si fà di luoghi, le vie altrettanto. Il futuro del nostro territorio non può prescindere dalla conoscenza dei luoghi che lo compongono e dalla vocazione-specificità che rappresentano.
La ciucciopolitana si fa cosi strumento per la conoscenza, immaginario per edificare potendo ri-edificare, rete per progettare e strutturare, connessione per scambiare e condividere
             

 DISTINZIONE TRA PROGRESSO E SVILUPPO