Vi auguro di essere eretici.
Eresia viene dal greco e vuol dire scelta.
Eretico è la persona che sceglie e,
in questo senso è colui che più della verità ama la ricerca della verità.
E allora io ve lo auguro di cuore
questo coraggio dell’eresia.
Vi auguro l’eresia dei fatti
prima che delle parole,
l’eresia della coerenza, del coraggio,
della gratuità, della responsabilità
e dell’impegno.
Oggi è eretico
chi mette la propria libertà
al servizio degli altri.
Chi impegna la propria libertà
per chi ancora libero non è.
Eretico è chi non si accontenta
dei saperi di seconda mano,
chi studia, chi approfondisce,
chi si mette in gioco in quello che fa.
Eretico è chi si ribella
al sonno delle coscienze,
chi non si rassegna alle ingiustizie.
Chi non pensa che la povertà sia una fatalità.
Eretico è chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza.
Eretico è chi ha il coraggio
di avere più coraggio.

(Luigi Ciotti)

 

L’Associazione LO.S.A.P. in collaborazione con l’ospitalita’ rurale TEMPA DEL FICO nell’ambito del PERCORSO DEI BRIGANTI da Piaggine alla Croce di Pruno

PROGRAMMA 20° Edizione “Il Percorso dei Briganti”2019
20/21 e domenica 22 settembre.

20 e 21 settembre 2019

Dalle ore 9,00 alle ore 13,00: disponibilità ad incontrare scolaresche che ne fanno richiesta;

Domenica 22 settembre 2019

ore 9,30: Accoglienza presso sede dell’associazione “Soccorso Sociale” Onlus;

Ore 10,00: Premiazione Concorso a tema floreale “PIAGGINE IN FIORE 2019” e Deposizione dei fiori presso la lapide commemorativa dell’avv. Giuseppe Maria Tardio;

Ore 11,30: Partenza “IL PERCORSO DEI BRIGANTI” per loc. “Fontana dei Caciocavalli” e/o loc. “Croce di Pruno/Grava di Vesalo”. Dotarsi di pranzo a sacco;

Ore 15,00: Presso il campo dei briganti alla Croce di Pruno. Inizia una lunga tavola rotonda “PARLANDO CILENTANO, STORIA LOCALE” interviene Angelo Avagliano Tempa del Fico con Discorsi Eretici sulla contemporaneità rurale, Agronoma Rosa Pepe che discuterà di “cibi contadini”, Giuseppe de Vita e Carmelo Arcaro e le loro poesie dialettali, Mariangela Cerullo, studiosa di Dialettologia, Il Maresciallo Ord. Infante Ermenegildo che parlerà dell’habitat del Bosco,
Animazione monologhi “la storia di Tardio” di Vincenzo Marra e Rossella Iannuzzi.
Balli Schiavo Chiara

Ore 20,00: “jamme a mangia’ cu l’amice”, piatti contadini e tarantelle.

Le immagini video e foto dei partecipanti all’evento saranno raccolte dall’organizzazione per l’elaborazione di un documentario.

Si raccomanda di dotarsi di abbigliamento idoneo agli ambienti montani.

L’accesso è libero.

Per Info: enzomarra@tiscali.it; soccorsosocialeonlus@tiscali.it tel. 3890352367 tel 0974942000 fax 0974940025

* N.B. il programma potrà subire delle modifiche/aggiornamenti

  Saremo accompagnati alla Croce di Pruno dal Prof. Vincenzo Marra che ci parlera’ del brigante Tardio nei luoghi che lo videro protagonista.

Sapori, suoni e canti briganti con Zi Giuanni De Vita

 

Possibilita’ di pernottamento in loco

Per chi volesse pernottare a Pruno nel fine settimana (per trovarsi la mattina presto gia’ immersi nei boschi) c’è la possibilita’ di essere ospitati presso una casa rurale restaurata secondo i principi della bioarchitettura presso www.tempadelfico.com.
A questo link di air bnb trovate foto e descrizione della casetta indipendente (non guardate ai prezzi perché per i partecipanti alla manifestazione è prevista una speciale offerta per pernottamento e prima colazione…)
https://www.airbnb.it/rooms/24706125


PER INFO : ANGELO AVAGLIANO 3475934744

tempadelfico@gmail.com

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Cosi’ l’informazione del tempo ,falsa ed atta ad infangare la resistenza dei contadini del sud, descriveva il comportamento alimentare dei briganti….

Il brigante, estratto fumante dal petto il fegato e la
milza dello sventurato, seduta stante, lo cucinò come fosse stato fegato di vitella, e se lo mangiò
tranquillamente in mezzo agli evviva dei compagni plaudenti!!.
Essi rappresentano, in queste parole, l’alterità interna – i
“primitivi interni”, per dirlo con altra espressione – irriducibile alle forme di umanità e di vita civile
della nazione.
Contro questi mostri non vi può essere altro mezzo che la forza……I nostri briganti non sdegnavano di tagliare ai prigionieri brani di carne, cospargerli di sale e pepe e dopo di averli rosolati leggermente sul fuoco, ancora stillanti sangue mangiarseli innanzi
alle stesse vittime col più gran gusto.

A noi invece piace pensare che i briganti sono parte di quel tempo ed in
quel tempo consumano la loro esistenza.
E risulta fuorviante l’immagine bugiarda di briganti goderecci e
gaudenti.

Un canto spontaneo, ora di protesta, ora di rabbia.ora
d’amore ed il pensiero volava alle donne che andavano
nei campi a raccogliere verdure selvatiche per preparare una
minestra da poveri ai loro uomini in montagna

Ed allora solo allora tornava la nostalgia della casa, della famiglia e di un amore a cui si era scelto di sacrificare tutto, persino la vita.

Non si puo’ fare a meno di pensare alle difficoltà della vita alla macchia,
alla difficoltà di accendere un fuoco possibile rivelatore
della presenza della banda in un luogo; pensare ad un frettoloso
pasto in piedi o in sella ad un ciuccio .

Pensare al rimpianto e alla
nostalgia per un piatto caldo davanti al fuoco della propria
abitazione e all’ansia di normalità che percorre come un
brivido quegli uomini abbrutiti dalla lotta mentre trangugiano un
boccone di pecora mal cotta e senza condimento.

Stride questo mondo con
l’immagine bugiarda di gozzoviglie pantagrueliche: favole,
queste ultime, che sconfinano nel grottesco se paragonate con
la realtà grama di chi, nei periodi di magra, mangia solamente
le radici commestibili che trova nei boschi, le ghiande, i funghi,
i frutti selvatici.

Indizi che ci indirizzano verso il mondo contadino
e ci aiutano a comprendere che, con le ovvie limitazioni della
vita alla macchia, l’alimentazione dei briganti era quella tipica
del povero mondo rurale che li esprimeva.

Informazioni più verosimili definiscono un regime alimentare
equivalente, come a noi oggi sembra ovvio, a quello delle comunità pastorali:
Sobri per loro natura, vivevano per molti giorni di seguito cibandosi di cipolle, erbe crude, latte,
formaggi e, quando potevano, di qualche pezzo di carne appena rosolato sul fuoco, o crudo alla
circostanza, asperso però di sale e “puparuoli amari” dei quali erano sempre provvisti.

Di tratto in tratto si permettevamo il lusso di qualche capretto, che scannato, scuoiato,
veniva infilzato in un lungo bastone – uso spiedo – arrostito e divorato con un appetito da lupi; le
piccole ossa venivano sgretolate come biscotti!!».

E poi i cibi conservati innanzitutto, le cunserve, i formaggi, la ricotta salata il lardo e salumi ,e verdure sott’olio e sott’aceto, i fichi essiccati che tante generazioni di contadini e di poveri hanno nutrito,le noci,nocelle e le carrube sottratte ai cavalli da pance fameliche degli umani, le patate lessate o cotte sotto la brace.

Le spezie e prima fra queste il peperoncino, ‘il pepe del poveri’:                                              la cunserva piccante, che arricchisce il desco popolare del suo sapore e dei gemiti per quanto brucia il palato e poi dopo, i legumi (lupini, fave, ceci e piselli, la cicerchia), i maccheroni, i funghi ed il rancio somministrato nei luoghi più reconditi, utilizzando gli animali razziati dalle greggi o dalle masserie dei benestanti, facendo attenzione a non farsi scoprire dalla soldataglia che guardava in cielo per scoprire le volute del fumo e seguire l’odore di arrosto.